Il signor Clothman, il quale non gradiva quello che stava per fare, accompagnare due studenti nella foresta, trascinava una vecchia gabbia, tenendosi una mano sulla schiena.
Ah, cosa porta la vecchiaia, col suo duro corso pensò Hugo. L'arguzia dove la lasciamo? Si rincuorò almeno un poco, lo stretto necessario per rialzarsi e abbandonare quel che era la ferraglia che stava spostando. Si trovava giusto giusto al limitare della foresta proibita, accanto all'orto delle zucche di proprietà del guardiacaccia, che salutò con una mano al solo vederlo affacciato alla finestra. Quell'omone alto gli chiese cosa stesse facendo lì, di notte, il guardiano dall'intelletto straordinario, così come molti osavano denominarlo e lui rispose che era lì per una punizione di due stolti studenti e che li avrebbe accompagnati. Il guardiacaccia, preoccupato, lo riempì di un'adrenalina indescrivibile; gli narrò di tutte le creature mostruose che aveva incontrato, di tutte le angosce che aveva provato, lui, che era grande e grosso. Ernest si illuminò, così come avrebbe fatto un bambino in preda alle domande esistenziali 'perchè, perchè, perchè?'
Parla che si riparla, vide in lontananza le distinte figure dei due studentelli mentre il sole calava, prostrandosi alle spalle dei colli, che saranno bene illuminati tra qualche momento.
Hugo estrasse la bacchetta ed emanò un raggio di luce poco tremolante, utile per l'avventura nella foresta che tanto proibita e tanto terrificante pare.
Perdonate, giovanotti, se ho già postato, ma non avevo nient'altro da fare.